Trump e Zelensky in Vaticano: diplomazia o ipocrisia?
L'incontro tra Trump e Zelensky in Basilica Vaticana durante le esequie papali. Non un incontro riservato nelle stanze dell’ambasciata americana o in una sala protocollare laterale. No. Due sedie rosse, un corridoio di marmo sacro, una platea invisibile ma ben presente: quella dei media globali.

Ci sono immagini che raccontano il mondo meglio di un trattato di geopolitica.
L'incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, avvenuto tra i marmi solenni della Basilica Vaticana durante le esequie papali, è una di queste. Non un incontro riservato, non una conversazione discreta nelle stanze dell’ambasciata americana o in una sala protocollare laterale. No.
Due sedie rosse, un corridoio di marmo sacro, una platea invisibile ma ben presente: quella dei media globali.
La scena è costruita con la precisione di una regia teatrale. I due leader, in posture speculari, si piegano uno verso l'altro. Il fotografo sceglie l'inquadratura laterale, quella che trasmette parità e dialogo. Sullo sfondo, quasi in un dettaglio rubato, un sacerdote rimuove una sedia: quella reclamata da Emmanuel Macron, desideroso di inserirsi in questo scambio e visibilmente respinto. Una sedia in meno, un protagonista in meno.
Ma cosa ci racconta davvero questa immagine?
Prima di tutto, ci racconta di una Chiesa trasformata — ancora una volta — in scenografia di potere. Il luogo sacro perde la sua funzione di raccoglimento e si presta a essere il palcoscenico su cui l'élite globale riscrive la narrativa della "pace", mentre nel mondo reale la guerra infuria senza sosta, non solo in Ucraina, ma ancora di più nella martoriata Palestina.
Secondo, ci racconta della manipolazione del simbolo: la Chiesa, il funerale di un Papa, il gesto apparentemente informale del dialogo. Tutto si amalgama in un messaggio costruito: l’idea che ci sia ancora spazio per la diplomazia, che i "grandi" del mondo stiano lavorando per il bene del Pianeta. Un'illusione pericolosa? Che occulta scelte politiche spesso ben lontane dai principi della Pace?
Zelensky e l'abbigliamento militare
Un altro dettaglio che merita attenzione è l'abbigliamento scelto da Zelensky: anche in un'occasione tanto solenne, il presidente ucraino si presenta con la consueta uniforme "militare" — pantaloni tattici neri, maglia scura, scarpe "antinfortunistiche".
Un look pensato per incarnare l’immagine di un comandante in guerra, ma che in questo contesto risulta del tutto fuori luogo.
In un luogo sacro, durante i funerali di un Pontefice, sarebbe stato doveroso abbandonare per un momento la teatralità bellica, scegliendo il rispetto formale dovuto non solo all’evento, ma alla memoria collettiva.
Anche l'abbigliamento diventa così un atto di propaganda, non di rispetto.
Il confronto: Casa Bianca, febbraio 2025
Non è la prima volta che Trump e Zelensky si trovano faccia a faccia. Solo poche settimane prima, a febbraio, i due si erano incontrati alla Casa Bianca.
Ma lì, la scena era completamente diversa.
In quell'occasione, la tensione era tangibile. Trump — rientrato prepotentemente sulla scena internazionale — aveva imposto un atteggiamento di forza: sguardo glaciale, postura dominante, mani serrate. Zelensky, più difensivo che interlocutore, sembrava quasi in una posizione d’attesa, subordinato alle parole del suo interlocutore americano.
La fotografia di quell’incontro alla Casa Bianca non suggeriva alcuna parità: era la rappresentazione cruda di una relazione gerarchica, di un ordine mondiale che si conferma attraverso la distanza fisica e simbolica tra i corpi.
Al Vaticano, invece, la narrazione si ribalta. Il contesto sacro e la costruzione scenografica cercano di suggerire dialogo, equilibrio, empatia.
Due uomini, due sedie, nessun tavolo a dividerli. Come se improvvisamente la gerarchia potesse dissolversi nella sacralità dello spazio condiviso.
È un cambiamento reale?
È solo comunicazione strategica? È solo l'ennesimo tentativo di raccontare un mondo che non esiste, per alimentare una narrazione di speranza mentre la realtà si tinge di preoccupazione?
Quale Pace?
Mentre queste immagini fanno il giro del mondo, mentre i media mainstream ne celebrano l’apparente "grande gesto di distensione", intere popolazioni continuano a morire sotto le bombe.
Non solo in Ucraina, ma ancor più tragicamente a Gaza, dove l'Occidente continua a voltare lo sguardo, salvo qualche sporadico, ipocrita appello alla "moderazione".
La Pace non si costruisce con foto studiate.
La Pace non si costruisce invadendo i luoghi sacri con scenografie mediatiche.
La Pace si costruisce con atti reali di giustizia, di verità, di coraggio politico. Tutto ciò che, nei fatti, appare tristemente assente.