"This Is Not America": La Resistenza Civile di Fronte alle Politiche di Trump e Musk
Oltre 250.000 americani hanno fatto sentire la loro voce contro le politiche di #Trump e #Musk con 1.200 manifestazioni in tutto il paese. "Hands Off!" è il grido Coast-to-Coast di una nazione che difende la sua democrazia🗽

Quando David Bowie cantava "This is not America" nel 1985, difficilmente avrebbe potuto immaginare quanto quel titolo sarebbe risuonato potente quattro decenni dopo. Eppure, il 5 aprile 2025, le strade degli Stati Uniti hanno echeggiato proprio questo sentimento, mentre centinaia di migliaia di cittadini scendevano in piazza per dichiarare che l'America di Trump e Musk non rappresenta i valori su cui è fondata la loro nazione.
Un movimento nazionale senza precedenti
Sabato 5 aprile 2025, gli Stati Uniti sono stati teatro di una mobilitazione straordinaria contro il presidente Donald Trump e il suo influente consigliere Elon Musk. Sotto lo slogan unificante "Hands Off!" (Giù le mani), oltre 1.200 manifestazioni hanno preso vita simultaneamente in tutti i 50 stati americani, mobilitando circa 250.000 persone. L'ondata di protesta ha rapidamente superato i confini nazionali, ispirando manifestazioni di solidarietà in metropoli globali come Londra, Parigi e Roma.
Geografia della protesta: da costa a costa
La mobilitazione ha mostrato una capillarità impressionante. L'epicentro simbolico è stato il National Mall di Washington D.C., dove una folla oceanica si è radunata all'ombra del Washington Monument, a pochi passi dalla Casa Bianca - una vicinanza fisica che sembrava sottolineare il messaggio diretto all'amministrazione.
Altri punti focali della protesta hanno incluso le strade affollate di Midtown Manhattan, dove i manifestanti hanno creato un fiume umano tra i grattacieli, e il Boston Common, storica culla della libertà americana trasformato per l'occasione in un forum di resistenza civica. San Francisco e Portland hanno ospitato alcuni degli assembramenti più numerosi sulla costa occidentale, confermando la natura genuinamente nazionale del movimento.
La coalizione della resistenza
La forza della protesta è derivata dalla straordinaria convergenza di organizzazioni civiche e movimenti progressisti che hanno messo da parte differenze tattiche per unirsi contro quello che percepiscono come un pericolo comune. Tra i principali gruppi organizzatori:
- Indivisible, nato nel 2016 specificamente come risposta alla prima presidenza Trump, ha riattivato la sua rete capillare di attivisti locali
- MoveOn, veterano dell'attivismo progressista americano, ha contribuito con la sua esperienza nell'organizzazione di massa
- Fight Back Table, una coalizione che sostiene figure come Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, ha fornito supporto strategico
- Third Act, gruppo composto principalmente da cittadini anziani impegnati nella difesa della democrazia e dell'ambiente
- Reproductive Freedom for All, in prima linea nella difesa dei diritti riproduttivi minacciati dalle politiche conservatrici
A Washington D.C., leader politici di spicco del Partito Democratico hanno dato voce alle preoccupazioni dei manifestanti. Il deputato Jamie Raskin (Maryland) ha ricordato alla folla i principi costituzionali a rischio, mentre Maxwell Frost (Florida), il più giovane membro del Congresso, ha galvanizzato i presenti con un appassionato discorso sulla necessità di resistere. La deputata Ilhan Omar (Minnesota) ha denunciato con forza le politiche discriminatorie dell'amministrazione.
Le ragioni della rabbia collettiva
La protesta ha articolato una critica multilivello delle politiche trumpiane, concentrandosi su quattro fronti principali:
Tagli draconiani alla spesa pubblica
Il famigerato Dipartimento per l'efficienza governativa, affidato alla guida di Elon Musk, è diventato simbolo di un approccio punitivo verso il settore pubblico. I manifestanti hanno denunciato i licenziamenti di massa tra i dipendenti federali e la chiusura di agenzie vitali come USAID e numerosi uffici della Social Security Administration, misure che colpiscono direttamente i cittadini più vulnerabili.
Politiche economiche che penalizzano la classe media
I nuovi dazi imposti dall'amministrazione Trump, presentati come strumenti per "proteggere l'industria americana", hanno avuto l'effetto opposto, provocando un'impennata dei prezzi al consumo. Molti manifestanti portavano cartelli che illustravano l'aumento del costo della vita per le famiglie ordinarie, mentre i benefici fiscali favoriscono principalmente le grandi corporazioni.
Erosione sistematica dei diritti civili
I partecipanti hanno espresso allarme per gli attacchi coordinati ai diritti delle minoranze, le aggressive politiche anti-immigrazione e la drammatica riduzione delle tutele per le persone transgender. Cartelli con la scritta "Diritti umani, non privilegi" punteggiavano le manifestazioni da costa a costa.
Il fenomeno Musk nel governo
La presenza dominante di Elon Musk, cittadino naturalizzato e figura non democraticamente eletta, all'interno dei circoli decisionali più ristretti della Casa Bianca, è stata denunciata come emblema di una deriva plutocratica. "Nessun miliardario dovrebbe avere le chiavi della democrazia" recitava uno degli slogan più popolari.
La creatività della protesta
Le manifestazioni hanno mostrato la caratteristica creatività americana nel dissenso politico. Slogan arguti come "Wake up and smell the coup" ("Svegliatevi e sentite l'odore del golpe") hanno catturato l'attenzione mediatica, mentre "Trump golfs while USA burns" ("Trump gioca a golf mentre gli USA bruciano") denunciava l'apparente distacco del presidente dalle difficoltà quotidiane dei cittadini.
Particolarmente efficace il gioco di parole "Aren't you tariffied?" ("Non sei soggetto a dazi/terrorizzato?"), che ha condensato in un'unica frase la critica alle politiche economiche e il senso di inquietudine generato dal governo attuale. I cartelli con "Giù le mani dalla nostra democrazia" e "Deportazione di Elon Musk" hanno ulteriormente evidenziato le preoccupazioni riguardo l'influenza di figure non elette sulle politiche pubbliche.
Un momento cruciale nella resistenza civica americana
Le proteste "Hands Off!" rappresentano molto più di un semplice sfogo di frustrazione politica. Costituiscono una risposta collettiva, organizzata e determinata a politiche percepite come fondamentalmente contrarie ai valori americani di equità, inclusione e democrazia partecipativa.
Con una partecipazione massiccia e trasversale che ha unito generazioni, etnie e classi sociali diverse, queste manifestazioni segnano un punto di svolta nella capacità della società civile americana di organizzarsi in opposizione a tendenze autoritarie. La natura pacifica ma risoluta della mobilitazione dimostra che una parte significativa della popolazione è pronta a difendere attivamente i principi democratici e i diritti fondamentali da quello che percepisce come un attacco sistematico alla struttura stessa della repubblica americana.
Come ha sintetizzato una manifestante settantenne a Boston: "Questa non è l'America che abbiamo costruito, non è l'America che vogliamo lasciare ai nostri nipoti, e non staremo a guardare mentre viene smantellata sotto i nostri occhi."
"THIS IS NOT AMERICA", appunto...