Tatuaggi: 3 scoperte scientifiche sorprendenti su dove finisce davvero l’inchiostro

Nuovi studi dimostrano che i pigmenti dei tatuaggi non restano sotto la pelle: migrano nei linfonodi, vengono intercettati da cellule immunitarie e in alcuni casi generano infiammazione cronica. Una realtà poco nota, ma importante da conoscere.

Tatuaggi: 3 scoperte scientifiche sorprendenti su dove finisce davvero l’inchiostro
Photo by Chloe Boulos / Unsplash

Quando decorare il corpo significa anche avviare un dialogo a lungo termine con il sistema immunitario

Il tatuaggio non è più solo un gesto estetico: negli ultimi anni la ricerca ha progressivamente smantellato l’idea che l’inchiostro resti “intrappolato” sotto la pelle come una fotografia permanente. Al contrario: parte del pigmento viaggia, viene gestita dal sistema immunitario, si accumula nei linfonodi e può restare dentro di noi per tutta la vita. Una realtà che merita di essere raccontata con serietà e trasparenza — non per allarmare, ma per rendere consapevoli.


Cosa dicono gli studi — e perché il tatuaggio è molto più di un disegno sulla pelle

Macrofagi, rimozione–riassorbimento, riciclo continuo

Uno studio del 2018 ha chiarito un meccanismo finora poco compreso: dopo il tatuaggio, i macrofagi della pelle fagocitano le particelle di pigmento; quando quelle cellule muoiono, rilasciano il pigmento; cellule nuove arrivano, lo inglobano, e il ciclo continua — all’infinito.

Unveiling skin macrophage dynamics explains both tattoo persistence and strenuous removal - PMC
Using a mouse model allowing inducible ablation of tissue-resident macrophages, Baranska et al. determine that skin macrophages are the only cells capable of capturing and retaining tattoo pigment particles and show that long-term tattoo persistence…

In sostanza: il tatuaggio resta visibile perché l’inchiostro viene continuamente “custodito” da cellule immunitarie, non perché sia rimasto statico.

I pigmenti migrano verso i linfonodi (e a volte oltre)

Una ricerca del 2017 su tessuti di donatori umani tatuati ha dimostrato che alcune particelle tinteggianti finiscono nei linfonodi regionali. I ricercatori hanno individuato gli stessi pigmenti presenti nella pelle tatuata all’interno dei linfonodi messi a confronto.
Questo significa che l’inchiostro entra nel circolo del sistema immunitario: non è più “sotto la pelle”, è anche “dentro il corpo”.

Infiammazione cronica e potenziali effetti sul sistema immunitario

In uno studio animale del 2025, pubblicato su PNAS, i ricercatori hanno dimostrato che l’inchiostro arriva rapidamente ai linfonodi, dove i macrofagi lo inglobano. Ne segue una reazione infiammatoria iniziale — e, nei casi osservati, uno stato infiammatorio persistente che dura mesi.
Secondo gli autori, l’accumulo può avere effetti sul funzionamento immunitario: le cellule coinvolte in vaccini o altre risposte immuni possono risultare “distratte” o indebolite.

Tattoo ink alters immune cells and weakens some vaccine responses
New research shows tattoo pigments migrate to lymph nodes, causing inflammation and altering immune responses to vaccines, with potential health risks.

Composizione chimica e pigmenti: una questione tutt’altro che banale

Molti inchiostri contengono pigmenti inorganici (metalli, ossidi) o composti organici complessi; alcuni contengono addirittura sostanze classificate come sensibilizzanti o potenzialmente cancerogene. Pigmenti blu e verdi, spesso soggetti a restrizioni regolatorie, sono stati trovati nei linfonodi.

Questions and answers on the study lead of BfR investigating the distribution of tattoo ink as nano-sized particles in lymph nodes
Scientists of the BfR proved in the course of an international research project that nanometric pigments from tattoo inks can permanently accumulate in lymph nodes. In the following, the BfR compiled frequently asked questions and answers on the study.

È per questo che in Europa la normativa REACH ha imposto limiti molto severi su molti pigmenti da tatuaggio — un chiaro segnale che la regolamentazione riconosce il potenziale rischio associato.

Anche la rimozione “laser” cambia le carte in tavola

Quando si rimuove un tatuaggio con laser, i granuli di pigmento non spariscono: vengono frantumati in particelle più piccole. Queste particelle possono essere facilmente mobilizzate ed entrare nel flusso linfatico o circolatorio, aumentando la probabilità che raggiungano organi o linfonodi distanti. Alcuni studi suggeriscono che la rimozione può rappresentare una fase di maggiore “stress” per il sistema immunitario.


Perché tutto ciò conta — e cosa sappiamo (e non sappiamo) con certezza

  • È un fatto: i pigmenti migrano. Non è più teoria: gli studi su cadaveri e animali lo mostrano chiaramente.
  • L’impatto a lungo termine è ancora poco definito. Non abbiamo (ancora) studi di massa su cosa significhi, per esempio, accumulare pigmenti nei linfonodi per decenni.
  • La composizione chimica fa la differenza. Alcune sostanze usate negli inchiostri sono soggette a restrizioni regolatorie per rischio chimico.
  • Chi si fa un tatuaggio dovrebbe essere informato. Non per spaventarci: ma per scegliere consapevolmente, preferendo inchiostri regolamentati, porzioni moderate, operatori seri.
  • La rimozione va considerata seriamente. Non come un “ritorno all’origine”, ma come un nuovo intervento di gestione del pigmento nel corpo.

Conclusione: non demonizzare — ma informarsi

Il tatuaggio resta un gesto forte, estetico, personale. Non è una condanna. Però ormai sappiamo che non è una semplice decorazione epidermica. È un dialogo permanente con il nostro sistema immunitario.

Chi sceglie di tatuarsi farebbe bene a sapere che: l’inchiostro non resta “morto sotto pelle”, ma viene trattato come un corpo estraneo — e che il nostro organismo, giorno dopo giorno, lo “custodisce”, lo migra, lo gestisce.

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