Rita De Crescenzo, Roccaraso e la deriva social: cronache tragicomiche dal Bel Paese
📢 Una tiktoker napoletana, Rita De Crescenzo, trasforma una tranquilla località montana in un caos virale. Tra plastica sulla neve e turismo "mordi e fuggi", siamo di fronte al trionfo dei social... ma a che prezzo? 📲❄️
C’è un’Italia che resiste, fatta di cultura, musica, teatro, e poi c’è un’Italia che si raduna in massa a Roccaraso perché Rita De Crescenzo, una tiktoker napoletana, ha deciso di proclamare al mondo quanto sia “bella” questa località montana. E quando dico “raduna in massa”, intendo proprio orde di persone che, come un fiume in piena, hanno invaso la tranquilla cittadina abruzzese, lasciando dietro di sé un'impronta indelebile… di plastica e caos.
Questa storia è l'ennesima dimostrazione di come i social media abbiano trasformato la nostra società in una gigantesca piazza virtuale dove chi grida più forte detta legge, e poco importa che il messaggio sia privo di senso o di contenuto. Rita De Crescenzo, nota più per le sue vicende giudiziarie (leggi: coinvolgimento in una storia di spaccio) che per particolari meriti artistici o culturali, ha fatto un video su TikTok che, con la potenza virale di quel social, è bastato a trasformare Roccaraso in una specie di pellegrinaggio 2.0. Ma attenzione: non stiamo parlando di turisti rispettosi che si godono una giornata sulla neve, magari sorseggiando un caffè in uno chalet. No, stiamo parlando di una vera e propria invasione barbarica: chiassosa, disorganizzata, e – diciamolo chiaramente – maleducata.
Il paradosso della “Napoli che esporta”
Ora, non fraintendetemi: Napoli è una città straordinaria, un vero scrigno di cultura, arte e bellezza. Come ha ricordato Aldo Cazzullo, dai libri di Luciano De Crescenzo alla musica di Pino Daniele, Napoli è stata per decenni una delle capitali dell’umanesimo italiano. Ma a volte, purtroppo, sembrano prevalere i “lazzari”, quella parte di Napoli che preferisce il caos alla cultura, la scorciatoia alla fatica, l’urlo sguaiato alla melodia raffinata.
Non è un caso, infatti, che questa vicenda abbia fatto storcere il naso a molti, non solo per l’assalto a Roccaraso, ma per ciò che rappresenta: un paese in cui sempre più spesso sono i peggiori esempi a dettare lo stile di vita. Rita De Crescenzo non è un’eccezione, ma il simbolo di una tendenza crescente: la celebrazione della mediocrità, l’elevazione dell’ignoranza a status symbol.
L’invasione di Roccaraso: ma chi paga il conto?
Un dettaglio interessante – e piuttosto inquietante – è che molti degli “invasori” di Roccaraso non hanno speso un centesimo. Sì, avete capito bene: orde di persone che si riversano in un luogo senza contribuire minimamente all’economia locale. Non un caffè, non un pranzo al ristorante, nulla. Solo cumuli di plastica lasciati sulla neve, come se il paesaggio fosse una gigantesca pattumiera invece che una perla delle montagne abruzzesi.
E qui viene spontaneo chiedersi: ma che tipo di turismo è questo? Un turismo che non arricchisce, non rispetta e non lascia nulla di positivo dietro di sé. È un turismo che consuma e distrugge, il perfetto specchio di una società che vive di like e visualizzazioni, ma che di fatto non crea nulla di duraturo o di valore.
Il declino dell’umanesimo: un mondo che cambia
Aldo Cazzullo sul Corriere scrive: "Ci rendiamo conto o no che un mondo sta finendo? Il teatro, il cinema, la musica di qualità, i libri, le arti: tutto sta per essere spazzato via dai padroni della Rete, che elevano l’ignoranza a merito e il rincoglionimento di massa a stile di vita. Non è solo il fatto che al posto dei cantautori ci sono malavitosi che finiscono in galera. È che l’umanesimo, come lo abbiamo inventato secoli fa ed esportato in tutto il pianeta noi italiani, sta cedendo a un mondo post-umano, dominato dall’intelligenza artificiale dei cyborg e dalla stupidità naturale dei social."
Stiamo assistendo alla fine di un mondo, quello dell’umanesimo. I social media, con la loro logica del “chiunque può essere famoso”, stanno spazzando via secoli di cultura e di bellezza, sostituendoli con un modello che premia l’ignoranza e la volgarità. Non ci sono più i De Crescenzo che ci insegnano la filosofia greca, ma le De Crescenzo che ci insegnano… beh, nulla, se non come attirare attenzione con video vuoti.
E non si pensi che il problema riguardi solo Napoli o Roccaraso. È un fenomeno globale, che vede l’arte, la musica, il teatro e il cinema spazzati via da contenuti usa e getta che durano il tempo di uno scroll. È il trionfo di quella che Cazzullo chiama la “stupidità naturale dei social”: un mondo in cui il talento è sostituito dalla visibilità, e l’approfondimento cede il passo alla superficialità.
Conclusione: cosa resta di questa storia?
Rita De Crescenzo e l’invasione di Roccaraso sono un perfetto esempio di ciò che sta accadendo alla nostra società. Un fenomeno tragicomico che fa sorridere per l’assurdità, ma che lascia un retrogusto amaro per ciò che rappresenta: la perdita di valori, di cultura e di rispetto.
Forse, però, c’è ancora una speranza. Forse possiamo imparare qualcosa da questa vicenda e iniziare a riflettere su ciò che vogliamo davvero essere come società. Perché, alla fine, la scelta è nostra: possiamo continuare a seguire le De Crescenzo di turno, o possiamo riscoprire i valori e le bellezze che ci hanno reso unici nel mondo.