Il Conclave 2025: Tra Storia, Tradizione e il Mito del "Papa Nero" e l'Apocalisse

Mentre Roma si prepara ad accogliere i 133 cardinali elettori, esploriamo il significato storico del conclave, le prospettive per la Chiesa universale e il mito che riecheggia nei secoli

Il Conclave 2025: Tra Storia, Tradizione e il Mito del "Papa Nero" e l'Apocalisse
Photo by Eduardo Garcia-Nieto / Unsplash

Domani, mercoledì 7 maggio 2025, le porte della Cappella Sistina si chiuderanno al comando dell'"Extra omnes", dando inizio a uno dei riti più antichi e affascinanti della storia: il Conclave per l'elezione del successore di Papa Francesco. I 133 cardinali elettori, tutti sotto gli 80 anni, si riuniranno in un'atmosfera di preghiera, riflessione e completo isolamento dal mondo esterno, pronti a scegliere colui che guiderà la Chiesa cattolica nei prossimi anni.

Tra i cardinali che eleggeranno il nuovo Pontefice, il continente più rappresentato è l'Europa con 53 cardinali elettori, seguito dalle Americhe con 37 (16 dall'America del Nord, quattro da quella centrale, 17 dall'America del Sud) e dall'Asia con 23 cardinali elettori. Chiudono Africa (18 elettori) e Oceania (4 elettori). I Paesi più rappresentati sono Italia (17 elettori) e Stati Uniti (10 elettori).

Per essere eletto Papa, occorreranno almeno i due terzi dei voti dei cardinali elettori presenti e votanti (circa 90 su 135). Il primo giorno di conclave si terrà al massimo una votazione, mentre nei giorni successivi saranno possibili fino a quattro votazioni al giorno: due al mattino e due al pomeriggio.

Un Conclave di portata globale

Mai come in questo momento storico, la Chiesa si presenta come un'istituzione autenticamente universale. Le nomine cardinalizie di Papa Francesco hanno rivoluzionato la composizione del Collegio cardinalizio, con un significativo aumento di porporati provenienti dall'Africa e dall'Asia, riflettendo la crescita del cattolicesimo nei continenti del Sud globale.

Questa trasformazione apre scenari inediti e possibilità storiche: per la prima volta, infatti, si prospetta concretamente l'elezione di un Pontefice non europeo, segno di una Chiesa che ascolta e valorizza le "periferie" del mondo, non solo geografiche ma anche esistenziali, come spesso ha sottolineato lo stesso Francesco.

I papabili: volti di una Chiesa in cammino

Tra i nomi più accreditati per la successione pontificia spiccano figure di grande caratura internazionale:

  • Pietro Parolin (Italia): Segretario di Stato vaticano, diplomatico esperto e figura di continuità, molto stimato in Curia.
  • Matteo Zuppi (Italia): Arcivescovo di Bologna, noto per il suo impegno nella pace e nel dialogo sociale.
  • Pierbattista Pizzaballa (Italia): Patriarca di Gerusalemme, simbolo dell'attenzione della Chiesa per il Medio Oriente.
  • Peter Erdő (Ungheria): Teologo e giurista, rappresentante dell'Europa centrale.
  • Jean-Marc Aveline (Francia): Arcivescovo di Marsiglia, apprezzato per la sua apertura al dialogo interreligioso.
  • Luis Antonio Tagle (Filippine): Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, volto dell'Asia cattolica in crescita, particolarmente vicino alle nuove generazioni e ai poveri.
  • Fridolin Ambongo Besungu (Congo): Arcivescovo di Kinshasa, figura di spicco dell'Africa cattolica e presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar, noto per le sue posizioni ferme su temi etici.

Il mito del "Papa nero": tra storia e suggestioni

In questo clima di attesa, tornano a circolare antiche leggende e profezie, tra cui quella – suggestiva e controversa – del cosiddetto "Papa nero". È importante fare chiarezza su questo mito che periodicamente riemerge nell'immaginario collettivo.

Il termine "Papa nero" ha storicamente una duplice accezione. Da un lato, è stato utilizzato per indicare il Superiore Generale dei Gesuiti, per via dell'abito scuro indossato dai membri dell'ordine. In passato, qualcuno ha voluto vedere in Papa Francesco – primo pontefice gesuita della storia – un possibile "compimento" di questa denominazione.

Dall'altro lato, nell'interpretazione più recente e popolare, l'espressione viene associata all'idea di un pontefice di origine africana, alimentando suggestioni e speculazioni, specialmente in vista di un Conclave che vede una significativa presenza di cardinali africani.

È fondamentale sottolineare che questa figura non trova riscontro nelle profezie ufficiali attribuite a San Malachia o a Nostradamus, ma nasce piuttosto da interpretazioni di testi criptici e spesso manipolati. Nel manoscritto illustrato "Vaticinia di Nostradamus", ad esempio, una delle ultime immagini raffigura un alto prelato dalla pelle scura che fugge da una città devastata: un'immagine che, nel tempo, è stata associata a scenari apocalittici.

Le profezie tra fascino e critica storica

Le cosiddette profezie di San Malachia – la "Profezia dei Papi" – consistono in 112 brevi motti in latino attribuiti all'arcivescovo irlandese del XII secolo, ciascuno riferito simbolicamente a un pontefice, dal 1143 fino alla fine dei tempi. Il testo si conclude con una frase apocalittica che annuncia la distruzione di Roma e il Giudizio Universale sotto l'ultimo papa, denominato "Pietro il Romano".

Tuttavia, la comunità degli studiosi è concorde nel ritenere che si tratti di un testo manipolato, probabilmente creato nel XVI secolo per influenzare il conclave di quell'epoca. I motti risultano infatti sorprendentemente precisi fino al 1590 circa, per poi diventare più vaghi e ambigui, suggerendo una redazione retrospettiva piuttosto che una genuina capacità profetica.

Profezia di Malachia - Wikipedia

Le profezie di Nostradamus, d'altra parte, sono raccolte in quartine enigmatiche che trattano eventi futuri di carattere generale e non sono focalizzate esclusivamente sulla Chiesa o sulla successione papale. La loro intrinseca ambiguità le ha rese adattabili a molteplici interpretazioni nel corso dei secoli.

La Chiesa ha sempre mantenuto un atteggiamento distaccato e scettico verso queste narrazioni, concentrandosi piuttosto sul messaggio evangelico e sulle sfide concrete che ciascuna epoca presenta.

Un rito antico per sfide moderne

Oltre le suggestioni e le leggende, il Conclave rimane un momento di profonda riflessione ecclesiale. Se nessuno dei candidati raggiungerà la maggioranza dei due terzi (89 voti) nelle prime votazioni, si procederà con nuovi scrutini nei giorni successivi, fino all'attesa fumata bianca che annuncerà al mondo l'"Habemus Papam".

Il nuovo Pontefice, chiunque sia, dovrà affrontare sfide reali e complesse: la pace in un mondo lacerato da conflitti, la giustizia sociale in un'epoca di crescenti disuguaglianze, la crisi ambientale, il dialogo con le altre religioni, la secolarizzazione in Occidente e la vitalità delle Chiese nei continenti del Sud.

In un'epoca di polarizzazioni e frammentazioni, sarà chiamato a essere ponte e costruttore di unità, tanto all'interno della Chiesa quanto nelle relazioni con il mondo contemporaneo.

Conclusione: oltre i miti, la realtà di una Chiesa universale

Il Conclave 2025 rappresenta non solo un evento ecclesiale di primaria importanza, ma anche uno specchio delle trasformazioni del nostro tempo. Il mito del "Papa nero" resta una suggestione affascinante sul piano narrativo, ma la realtà della Chiesa è fatta di uomini e donne che, in ogni angolo del pianeta, cercano di interpretare e vivere il messaggio evangelico nelle diverse culture e situazioni storiche.

L'eventualità di un Papa non europeo – africano o asiatico – non sarebbe il compimento di antiche profezie, ma piuttosto il segno di una Chiesa autenticamente universale, capace di accogliere e valorizzare la ricchezza di tutte le culture in cui il cristianesimo ha messo radici.

Mentre le porte della Cappella Sistina si chiuderanno domani, il mondo attende con interesse e rispetto la scelta che i cardinali elettori compiranno. Una scelta che, al di là delle speculazioni e dei miti, segnerà una nuova tappa nel cammino bimillenario della Chiesa cattolica.

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